Viaggio in bici alla scoperta della provincia italiana
Puntata pilota di una serie di itinerari. Ideata, sviluppata e realizzata con Blulife e Cycle!
Massimo si definisce un privilegiato. Nato nel 1970, cresciuto in un mondo senza cellulare, a diciottanni faceva il metalmeccanico. Nel ‘91, per curiosità, inizia un corso di teatro ad Alessandria. Nel ‘92 si licenzia e si prende un anno sabbatico. Fa di tutto: falegname, raccoglitore di frutta, imbianchino, distributore di volantini e guide telefoniche, cameriere, vigile del fuoco. Anche un colloquio alla Girardengo, la fabbrica di biciclette.
Da bambino smontava le cose per capire come erano fatte. Dall’orologio al quarzo del padre ai giocattoli, alla prima bicicletta, una piccola Graziella bianca. Poi però tutti i pezzi gli rimanevano in mano, senza più esser capace di rimetterli insieme. La Graziella l’ha proprio smontata tutta tutta, compresi i coni dei mozzi, perdendo le sfere d’acciaio dei cuscinetti, rotolate chissà dove… Da adulto gli è rimasta l’abitudine di cercare di capire come sono fatte le cose, ma non rischia più, non sempre almeno, di rimanere con dei pezzi in mano.
Solo una cosa gli manca: saper saldare un telaio. Ha frequentato un corso per imparare a farlo. E un giorno, così dice, pensa di pedalare su una bicicletta fatta interamente da lui.
La bici è strumento di conoscenza, di riconquista della lentezza.
La bici ribalta la percezione della distanza, della durata e dell’andatura, ridefinisce la capacità di guardare e gustare, la dimensione acustica, olfattiva e perfino onirica del viaggio.
La bici è una formidabile macchina per incontri ed eventi.
La bici non ha finestrini, la visione è a trecentosessanta gradi, è un’immersione totale nel paesaggio circostante.
Tutto in un viaggio in bici si riempie di simboli: la salita è penitenza, il bivio scelta, il rettilineo introspezione.
Con la bici si riscopre la fatica e il silenzio. È un attrezzo rivoluzionario perché annulla le gerarchie, semplifica i bisogni, rivendica un accesso più umano al territorio.
Ed è per tutti questi motivi che Massimo vuole fare un viaggio importante con la sua bicicletta. Un viaggio in Italia.
L’Italia è un paese che ha bisogno di essere riscoperto, lentamante. Da noi si è smesso di viaggiare: ci si sposta da un punto ad un altro. E in mezzo? Il nulla. E così il mondo minore scompare, e la memoria che esso custodisce pure.
Sogno spesso di aspettare il mattino giusto, ai piedi dello Stelvio, con l’ultima neve di primavera, per salire a Cima Coppi e poi scendere lungo tutto lo stivale. Così Paolo Rumiz finiva un suo racconto di un viaggio in bicicletta. Con questo spirito inizia il viaggio.
E qual è il modo migliore di rivendicare l’accessibilità del Paese, negli anni dello “spaesamento”, dello stupro del territorio e della perdurante crisi economica e civile, se non quello di riscoprirlo in bici?