Puntata pilota per una serie di filler ideata, sviluppata e realizzata con Blulife.

Partiamo da un modello vintage che tutti gli over30 conoscono, l’Intervallo della Rai e la sua musica, la Toccata da Le sonate di gravicembalo di Pietro Domenico Paradisi.

Questo schema formale, di sicuro richiamo vintage è il punto di partenza per un immediato rimando alla tradizione Rai.

L’originale Intervallo copriva un problema tecnico di trasmissione – il salto di un collegamento, il ritardo di una diretta – riempiendolo con un contenuto educativo: a quei tempi pochi potevano permettersi di viaggiare, quindi dalle pecore iniziali si passò ben presto ad una geografia dei luoghi italiani meno conosciuti.

Ora, in un’epoca in cui basta un click per avere le immagini e la mappa virtuale di un luogo geografico, rifarlo allo stesso modo avrebbe poco senso. C’è qualcosa che continua a sfuggire a Google Earth e alla sua Street View e che fa capolino solo per sbaglio nelle sue “istantanee”: è l’uomo. I volti sulla rete sono oscurati, le persone che popolano la geografia virtuale del web sono quasi dei manichini, puoi vedere tutti i palazzi di una strada ma non potrai mai conoscere chi li abita.

Ecco qual è il topos dell’Intervallo Rai rifatto oggi, una vera e credibile geografia umana.

Rimanendo fermo il carattere tecnico del format (torna la necessità di coprire i buchi del palinsesto e di riallinearlo), l’idea è quella di sottoporre allo spettatore, che non ha il tempo di andare oltre il click geografico, un piccolo itinerario nella geografia umana del Bel Paese.

Il format si presenta come filler (puntate sotto i 5′), proponendo al telespettatore una “sospensione rilassata” del fluire televisivo, e un piccolo viaggio in luoghi umani inaspettati e non battuti. Con la possibilità, visto il formato inferiore ai 5 minuti, di un immediato utilizzo come App per le piattaforme iPhone e Android.